mercoledì 9 gennaio 2013

Parte 2 - R2I: la Rivoluzione Industriale Informatica

Tratto dall'articolo "R2I : la Révolution Industrielle Informatique" di Louis Naugès


Le infrastrutture

Nella prima parte di questa analisi, ho posto le basi della R2I, Rivoluzione Industriale Informatica.
E’ nell’ambito delle infrastrutture che questa R2I è più avanzata e sarà più profonda, ed è sempre in questo ambito che i benefici saranno più facilmente quantificabili.
Come si presenterà questa R2I nelle tre componenti principali dell’infrastruttura informatica: server, postazioni di lavoro e reti?




Server


A partire dal 2007, l’espressione Cloud Computing è sulla bocca di tutti, ma il vero Cloud, il Cloud pubblico, ha visto comparire al suo fianco dei cugini, non sempre “legittimi”: i Cloud privati, comunitari, nazionali, ibridi... Si farà presto concorrenza alle famiglie di nuvole... nel meteo!
E’ tempo di mettere un po’ d’ordine nel mucchio.

Cloud privato: l’assoluto impostore

Tutti i produttori di sever, nel panico per l’arrivo del Cloud pubblico nelle imprese, hanno inventato questa contro-offensiva chiamata Cloud privato.
C’è probabilmente in ciascun paese una decina di grandi organizzazioni che hanno i mezzi di trasformare i loro centri di calcolo tradizionali in veri e propri Cloud privati.





E’ il caso della banca JPMorgan Chase che investì 500 milioni di dollari in un nuovo centro di calcolo. E’ il biglietto d’ingresso minimo se si vuole giocare alla pari dei grandi e proporre soluzioni private industriali che permettano:
- di fatturare i servizi all’ora.
- di poter far variare da 1 a 10.000 il numero dei server impegnati in un compito.
- di garantire una ridondanza molto forte e degli SLA (Livello di garanzia del servizio) superiore al 99,99%.





Per tutte le altre aziende, s’impone un’operazione di chirurgia estetica: esse possono rimpiazzare all’ingresso del centro di calcolo l’espressione “Centro di calcolo” con “Cloud privato” e il gioco è fatto.

Cloud Comunitario: une strada dell’avvenire, business for business

Un Cloud comunitario, è un’infrastruttura condivisa da più organizzazioni dello stesso settore d’attività, per ospitare un’applicazione business comune e che non è un elemento fondamentale di differenziazione o di competitività.





Questa foto rappresenta la sala di controllo di uno dei più recenti centri di calcolo del gruppo bancario VISA. E’ un buon esempio di “Cloud comunitario”; parecchie centinaia di milioni di dollari vi sono stati investiti; aperto nell’aprile 2012, è uno dei segmenti della rete VISA, che gestisce transazioni di più di 12.000 banche.
E’ un buon esempio d’industrializzazione intelligente, di mutualizzazione di risorse informatiche molto importanti, che nessuna banca potrà implementare per i soli utilizzi VISA.

Penso e spero che questo movimento comunitario si amplifichi e che molti settori di attività, ospedali, istituzioni nazionali o locali... scelgano questa strada, ragionevole, conveniente e rapida, d’industrializzazione delle loro applicazioni business comuni.


Cloud Pubblico: l’essenziale dell’energia informatica prodotta






Un Cloud pubblico è un insieme di server gestiti da grandi imprese che mettono le proprie risorse a disposizione dei clienti che acquistano l’energia informatica pagando solo quello che consumano.
Dalla sua creazione nel 2006 Amazon con AWS, Amazon Web Services, è il numero 1 in questo mercato.
La competitività delle grandi industrie del Cloud Pubblico dipende dalla performance delle loro infrastrutture e comunicano molto poco su questo argomento
Abbiamo dovuto aspettare i calcoli fatti da Huan Liu, PhD di Stanford che lavora presso Accenture, per avere una prima stima del numero di server utilizzati da AWS, circa 500.000. Alcuni analisti come GigaOM stimano che Amazon abbia passato ampiamente il miliardo di dollari nel 2011.




Due cifre permettono di meglio comprendere la competitività industriale di AWS:
- tra il 2006 e la metà del 2012, il prezzo di vendita di un’ora di calcolo è stata abbassata di 20 volte
- il numero dei servizi proposti è passato da 9 nel 2007 a 82 nel 2011.
Google, come Amazon, non fornisce alcuna cifra ufficiale sul numero di server; le cifre disponibili, non ufficiali, parlano di 2/3 milioni di server fino al 2011.



3,5 miliardi di dollari: è la somma investita nel 2011 da Google per le sue infrastrutture! 800 milioni di dollari è il costo del primo centro di calcolo di Facebook. 1 miliardo di dollari è il costo dell’ultimo centro di calcolo di apple, in Carolina del Nord.
Oggi, per giocare con i grandi, bisogna essere in grado di mettere sul tavolo un minimo di 500 milioni fino a 1 miliardo di dollari; quante aziende sono in grado di farlo?














Nel 2012, Google ha cominciato a mettere le sue infrastrutture al servizio dei clienti esterni, sotto il nome GCE “Google Compute Engine” mettendosi così in concorrenza diretta con AWS.
E’ un eccellente novità per le … imprese clienti, che hanno mantenuto la scelta tra due grandi fornitori di IaaS (Infrastructure as a Service), AWS e GCE.

Cloud Nazionali





Uno dei temi “alla moda” attualmente è quello della geo-localizzazione dei dati negli spazi nazionali, in applicazione di regole e leggi molto antiche. Si assiste dunque in alcuni paesi, come la Francia, alla nascita delle soluzioni nazionali.
In Francia il progetto Andromède, finanziato con un grande prestito, ha appena dato vita a due “cloud francesi”:
- Numergy sostenuto da SFR e Bull
- Cloudwatt, con Orange e Thales




C’è almeno una cosa che trovo positiva in questo progetto Numergy, il loro logo: “Produttore d’Energia Numerica”.
Non posso che essere d’accordo con Cloudwatt quando il loro Presidente, Patrick Stark, scrisse sulla Home Page del loro sito web (unica pagina esistente per il momento):
“Il Cloud... è una vera rivoluzione industriale...”

D’altro canto, per lottare alla pari con le grandi industrie dell’energia informatica, non sono certo che un approccio nazionale abbia molto senso e avvenire. Mi sarebbe piaciuto se l’Europa avesse preso in carico questo progetto, ma non è partito con il piede giusto...

Riassumendo:
Le imprese che hanno capito i principi dell’industrializzazione dei server e i vantaggi di questo percorso, in futuro:
- Aziende piccole e medie: acquisteranno tutta la loro energia informatica dai fornitori industriali di Cloud pubblico reale.
- Le grandi organizzazioni: acquisteranno l’essenziale della loro energia informatica da fornitori industriali di Cloud pubblico reale. Avranno ancora bisogno, per qualche anno, di conservare i loro server nei propri centri di calcolo privati o presso gli host tradizionali per far funzionare le applicazioni storiche.
- Utilizzeranno sempre più i Cloud Comunitari per le industrie, per mutualizzare le loro applicazioni business industrializzabili. Banche, assicurazioni, ospedali, istituzioni... è lunga la lista dei business che hanno tutto da guadagnare da questa creazione dei Cloud comunitari.





Postazioni di lavoro

PC, Smartphone, tablet... i dispositivi che si acquistano sono già di qualità professionale, prodotti in milioni di esemplari, propongono ogni giorno performance in ascesa e costi in ribasso.
L’industrializzazione resta dunque ancora da fare... in seno alle imprese, nella gestione delle postazioni di lavoro.

Il costo del “bricolage attuale”
Propongo le seguenti ipotesi, ragionevoli, sulle postazioni di lavoro tradizionali attuali, un PC portatile Windows:
- prezzo di acquisto: 1.000 €
- durata di vita: 3 anni
- costi diretti di funzionamento, elettricità, assicurazione...: 500 € su 3 anni.


I calcoli di TCO (Total Cost of Ownership) o costi totali di possesso di questi PC, realizzati da grandi studi come il Gartner Group, dichiarano una cifra minima di 3.000 € all’anno, ossia 9.000 € su 3 anni.

Un calcolo un po’ brutale dà questo risultato:
Costi indiretti= 9.000 - 1.500 = 7.500 € ossia 5 volte i costi diretti

Industrializzazione delle postazioni di lavoro in azienda
L’industrializzazione nella gestione delle postazione di lavoro potrebbe riportare a zero i costi indiretti? E’ poco realista a breve termine e preferisco definire un obiettivo più ragionevole: costi indiretti = costi diretti, ossia un TCO su 3 anni di 3.000 €.

Potenziale di guadagno realistico: 6.000 € per postazione di lavoro

Ho pubblicato recentemente cinque articoli molto completi sull’evoluzione delle postazioni di lavoro; questi articoli permettono di meglio comprendere come le imprese possano riuscire in questa industrializzazione.







Quali sono le strade principali che permetteranno questa industrializzazione:
- abbandono del mitico “master PC Windows” come unica soluzione per fornire tutti. Come ampiamente dimostrato da Gartner Group, il TCO dei PC classici è rimasto stabile tra il 2008 e il 2010, malgrado i bassi costi di materiale. In questo contesto l’ipotesi “Locked and well managed” corrisponde alle imprese che gestiscono al meglio i loro “master unici”: in questo caso ottimale, il TCO si è abbassato dell’1% all’anno!
- privilegiare una grande varietà di soluzioni, dando a ciascun utente una postazione di lavoro adatta alle sue esigenze.
- utilizzare di preferenza dei CCD, Cloud Connected Devices, postazioni di lavoro che si utilizzano unicamente con un browser moderno.
- promuovere i progetti BYOD (Bring Your Own Device) che si affidano all’utente

L’industrializzazione della gestione dei posti di lavoro è una delle strade migliori per ridurre i costi dell’informatica soprattutto nelle grandi organizzazioni.
Grazie alle ipotesi che ho formulato, la riduzione dei costi da 6.000 € su 3 anni, un’impresa che possiede 10.000 PC può sperare in una riduzione dei costi informatici di 6.000 € x 10.000 = 60 millioni €
Una bella sfida, mai realizzata se cambia profondamente la sua visione di quello che sarà una postazione di lavoro all’orizzonte 2015.

Reti
Come per le postazioni di lavoro, l’offerta delle reti è già industriale, gli utilizzi lo sono un po’ meno!





Questa industrializzazione è una realtà nel mondo delle reti mobili, 3G, 4G o Wi-Fi.
Ci sono oggi più di 6 miliardi di abbonamenti mobili nel mondo e decine di milioni di hotspots Wi-Fi sono disponibili, sempre più spesso gratuiti.
La R2I è ben avanzata anche nell’ambito delle reti cablate proposte dagli operatori. Se restano ancora organizzazioni che gestiscono loro stesse le reti a lunga distanza (WAN), come il Ministero della Difesa, la grande maggioranza delle imprese hanno esternalizzato le loro WAN ad operatori come BT, At&T oppure Orange.

Industrializzazione delle reti d’accesso
Quali sono le strade che permettono, oggi, d’industrializzare gli utilizzi delle reti da parte dei collaboratori delle vostre imprese, migliorando la qualità, la velocità, la disponibilità, la sicurezza, tutto riducendo i costi?
E se la miglior strada per l’industrializzazione delle reti aziendali consistesse nella riduzione delle stesse alla loro più semplice espressione?
Cosa succederebbe se la maggior parte dei vostri collaboratori potesse connettersi in ufficio come lo fa al di fuori?

Ricordate: siamo in un contesto in cui la varietà dei dispositivi d’accesso è la norma, dove più dell’80% di questi dispositivi sono mobili e non possono connettersi ad una rete cablata; difficile connettere un iPad o uno smartphone Android ad una rete Ethernet con una presa RJ45!
Ricordate: ci troviamo in un mondo dove la maggior parte delle applicazioni è accessibile da un browser e ospitata principalmente sul Cloud Pubblico.

In ufficio, come a casa propria?





Casa, hotel, aeroporti, caffè, sale congressi... tutti questi luoghi sono diventati ormai hotspot Wi-Fi.
Propongo di capovolgere l’andamento classico che consiste nel considerare l’ufficio come il solo luogo dove ci si possa connettere in tutta sicurezza.
Domani, l’ufficio non sarà che un luogo tra tanti, dove ci si può anche connettere al sistema informatico della propria impresa!
Per gli utilizzatori, questa strada diventerà rapidamente naturale; tutti gli accessi al Sistema Informatico saranno identici, indipendentemente dal luogo dove si trovano. Potranno utilizzare gli stessi dispositivi, gli stessi browser, le stesse regole di sicurezza ovunque nel mondo.

E la sicurezza?
E’ un tema ricorrente da quando si parla di reti mobili, di Wi-Fi, di Cloud Computing, di BYOD... E’ l’argomento più trattato in tutte le conferenze dedicate al Cloud.




Per i responsabili della sicurezza, la sfida si fa più chiara; devono garantire la sicurezza d’accesso ai Sistemi Informatici per un utente che può collegarsi tramite hotspot Wi-Fi, tramite reti 3G o 4G in tutti i paesi.
Ci saranno sicuramente delle eccezioni a questa regola, delle applicazioni alle quali non si può dare accesso a distanza, dei business in cui conviene segmentare l’accesso secondo livelli di sicurezza differenti... La chiave della riuscita dell’industrializzazione della sicurezza d’accesso, è di considerare che queste situazioni resteranno l’eccezione e non la norma.

Reti interne cablate, per quale utilizzo?
Le reti cablate delle grandi imprese non scompariranno domani mattina; se ne avrà ancora bisogno, per degli utilizzi specifici, spesso business, con accesso veloce ai dati che le connessioni senza fili ancora non possono proporre.






Questo cade a proposito perché le applicazioni business resteranno nelle famose Cloud private gestite direttamente dalle aziende.
Anche in questo ambito, delle nuove soluzioni molto innovative, come OpenFlow di cui ho recentemente parlato, permetterebbero alle aziende di implementare reti molto meno care e... più industriali.

E i costi?
Ritorno al persorso proposto, dove la maggior parte degli accessi si effettuano da dispositivi mobili, in 3G o 4G o Wi-Fi.





Ciascun collaboratore in movimento disporrà di un accesso 3G+ oggi, LTE-4G domani, ma... di un solo accesso. Tutti gli smartphone moderni sono in grado di trasformarsi in “router Wi-Fi” (tethering) per altri smartphone, tablet o PC portatili. Alcuni operatori retrogradi continuano a bloccare questa funzione essenziale ma questo non durerà ancora a lungo.
Ci sono due metodi per aggirare questo blocco inutile:
- acquistare uno smartphone “libero” e un abbonamento separato; questa soluzione è inoltre molto più economica e permette di attivare facilmente la funzione router.
- installare delle applicazioni gratuite che permettano di aggirare il blocco degli operatori; 
In Francia, dopo l’arrivo di Free sul mercato mobile, tutti gli operatori storici sono stati obbligati a rivedere fortemente, al ribasso, i loro flat. 
L’ultimo in termini di date è Sosh, l’offerta low-cost di Orange che sto provando in questo momento nella versione “lusso” a 25 € al mese e che, al momento, mi sta dando soddisfazione.

Riassumendo:
Domani la maggior parte degli accessi alle applicazioni Cloud d’impresa si effettueranno tramite rete mobile 3G, 4G o Wi-Fi. La maggior parte degli utenti avrà lo stesso accesso non importa dove si trovi in totale trasparenza.
La qualità e la sicurezza “industriale” degli accessi saranno garantite poiché gli utenti non dovranno più gestire dei contesti differenti.
  
Le infrastrutture informatiche industriali
Reti economiche e disponibili ovunque, server dall’affidabilità eccezionale, delle postazioni di lavoro robuste, eterne e diversificate... no, non è un sogno!




Oggi è la realtà delle infrastrutture delle aziende innovative.
Domani sarà la regola per tutte le aziende, non importa di quale dimensione, settore d’attività o paese.
Quante volte avete visto il motore di ricerca Google in panne?
E se noi prendessimo ad esempio questa qualità industriale per l’informatica delle nostre aziende?


R2I: la Rivoluzione Industriale Informatica

Tratto dall'articolo "R2I : la Révolution Industrielle Informatique" di Louis Naugès

Poco più di due anni fa avevo pubblicato un primo articolo riguardante la Rivoluzione Industriale Informatica (R2I)
Quello che è successo nell’informatica in questi due anni ha confermato fondamentalmente le idee che avevo presentato e che potevano all’epoca sembrare troppo innovative.
La R2I fa capolino! Vi propongo pertanto di descrivere in dettaglio le mutazioni profonde che questa Rivoluzione Industriale Informatica (R2I) apporterà alle imprese. La prima parte metterà le basi di questa R2I, i successivi articoli analizzeranno l’impatto di questa rivoluzione su:
- le infrastrutture;
- l’utilizzo e le applicazioni;
- i lavori nell’informatica;
- le scelte informatiche aziendali.

L'alba di una rivoluzione




E’ difficile stabilire una precisa data di nascita dell’informatica, quando si visita il memorabile Computer History Museum a Mountain View in California, si può vedere funzionare una riproduzione della macchina di Babbage, ideata alla metà del XIX secolo ma i cui soli due esemplari in funzione furono costruiti solo all’inizio del XXI secolo!
E’ più semplice datare gli inizi dell’informatica aziendale; è nata circa 50 anni fa con l’arrivo del primo computer di gestione universale, l’IBM 360, antenato dei mainframe serie Z attuali.
Questi 50 anni hanno permesso la crescita molto rapida dell’informatica professionale, in quella che possiamo definire l’epoca “pre-industriale”. Ogni impresa costruiva su misura i suoi centri di calcolo, metteva in opera dei sistemi su misura e proponeva ai suoi collaboratori un PC “master” costruito su misura con applicazioni specifiche.





Siamo oggi agli albori di una profonda rivoluzione; i metodi e i procedimenti industriali si imporranno progressivamente e la dimensione “artigianale” di questa informatica d’impresa lascerà rapidamente il posto a soluzioni molto più industriali.
Tutte le sfaccettature di un Sistema Informatico saranno coinvolte da questa R2I. Non credo di aver incontrato, nella mia lunga carriera informatica, un evento di rottura dello stesso impatto.

Una buona notizia per i “clienti” impresa
Automobili, trasporto aereo, energia elettrica... Ogni volta che un settore di attività è passato alla dimensione industriale, i clienti ne hanno tratto numerosi vantaggi in termini di costi, di affidabilità e scelta.
Il museo dell’automobile di Mulhouse conserva delle meraviglie e in particolare numerosi esemplari delle prime generazioni di automobili, tutte fabbricate appositamente per rispondere alle esigenze specifiche dei loro ricchi proprietari. Per spostarsi all’interno della fabbrica, Ettore Bugatti si fece costruire, nel 1931, un automobile elettrica, unica al mondo.
La prima vettura industriale, la Ford T, era meno elegante, più rustica, ma permise a milioni di persone di acquistare un’automobile.






Un esemplare di questa Ford T gira ancora tutti i giorni sul circuito del Museo di Mulhouse, bell’omaggio all’affidabilità di questa auto!
L’informatica degli anni 2010 - 2020, industrializzandosi per la prima volta, assomiglierà forse, tra qualche anno, un po’ più ad una Ford T che a una Bugatti, ma è il prezzo minimo da pagare per avere, alla fine, un’informatica d’impresa che funzioni e sia affidabile, modulare ed economica.
Il “come” di questa industrializzazione per le infrastrutture e gli utilizzi sarà presentato nei prossimi capitoli di questa serie.

Una cattiva notizia per la maggior parte dei fornitori
Una buona notizia per la domanda, significa una cattiva notizia per l’offerta! E’ il rovescio della medaglia dell’industrializzazione: se le imprese possono ottenere delle soluzioni informatiche più affidabili e meno care, questo significa probabilmente che i fornitori venderanno di meno.
Fornitori di PC, di server, di reti, di ERP, SSII... non c’è una sola famiglia di fornitori informatici che non debba porsi la domanda su come sarà il suo futuro in un mondo sempre più industriale.

Rapido ritorno al Museo dell’Informatica di Mountain View in California: è anche un cimitero di antiche glorie dell’industria informatica che non hanno saputo adattarsi. Burroughs, Control Data, Commodore, Digital Equipment, Compaq, Data General, Tandy, Wang,... la lista di questi “cadaveri” informatici è lunga.
Penso di poter già preparare un prima lista di imprese informatiche, floride oggi, che faranno parte delle nuove vittime dell’evoluzione della nostra industria quando visiterò nuovamente questo museo nel 2020.





Ho un piccolo debole per questo museo perché vi si trova ovunque questo simbolo “rivoluzione” che posso facilmente trasformare nel logo della mia azienda, Revevol, Revolution - Evolution! (Revevol, Rivoluzione, Evoluzione!)

Integrato, integratore, integrazione... dimenticatevi questi “mali”
Ho un po’ esitato per il titolo di questo paragrafo tra “parole” e “mali” ma sono convinto che la parola “integrazione” sia uno dei mali del nostro mestiere, eppure, sono in molti a definirsi integratori!
In tutte le aziende, si utilizzano dei componenti standard e intercambiabili. E’ terminata l’epoca in cui tutti gli elementi di un’auto erano specifici, fabbricati su misura.


Oggi, posso entrare in un punto vendita Norauto o Euromaster e trovare gli pneumatici di ricambio per la mia autovettura scegliendo tra numerose marche.
Domani, questo succederà anche nel mondo informatico industriale. Se non sono soddisfatto di un componente o materiale, potrò sostituirlo con un altro, di un diverso fornitore. Il mestiere d’integratore sarà progressivamente sostituito da quello di aggregatore, capace di proporre tutta una serie di componenti intercambiabili.





Riassumendo, questa Rivoluzione Industriale Informatica è:
- Una buonissima notizia per le aziende di cui i responsabili informatici sapranno far parte di questa rivoluzione.
- Una buona notizia per i fornitori di soluzioni che saranno stati capaci di anticipare questa rivoluzione.
- Una pessima notizia per i fornitori di soluzioni che non saranno stati in grado di adattarsi o avranno nascosto la testa sotto la sabbia davanti a questa rivoluzione.
I capitoli successivi affronteranno i temi seguenti:
- Parte 2: infrastrutture industriali
- Parte 3: utilizzi industriali
- Parte 4: fornitori industriali
- Parte 5: DSI industriale