giovedì 28 novembre 2013

M come Microsoft, M come... Misero!

Traduzione a cura di Revevol dell'articolo originale di Louis Naugés "M comme Microsoft, M comme Minable!"




Alcune cose hanno la capacità di mettermi di cattivo umore e mi spingono a reagire, a urlare.
E’ quello che è successo con l’apertura da parte di Microsoft di un sito web e-commerce che propone gadget… anti Google.


Non è divertente, non è umoristico, è Meschino, Mostruoso e Misero.
Se Microsoft per difendersi si è ridotta ad abbassarsi a questo livello, allora è venuto il momento per Ballmer di essere mandato via, e immediatamente! Spero ancora che non fosse al corrente di questa mostruosità.

Le campagne anti-Google di "Miserasoft"


Sono ormai due anni che Microsoft attacca Google con questa campagna di nome Scroogled. 
Questo neologismo è la contrazione di:
  • Screw up: incasinare, fare una stupidata
  • Google
Il messaggio di Microsoft è chiaro: non potete fidarvi di Google. Non si tratta affatto di una campagna pubblicitaria comparativa, del tutto legale, ma di una vera e propria campagna diffamatoria nei confronti del concorrente. Gli attacchi di Microsoft contro Apple sono più tradizionali: mettono a confronto ad esempio i tablet Surface con iPad.
Torniamo a questo nuovo sito di vendita di oggetti anti-Google; ho estratto due immagini rivelatrici:

- Restate calmi, mentre rubiamo i vostri dati

- Vi sto sorvegliando




Chi si è sforzato di studiare serenamente questo tema sa molto bene che è assolutamente inesatto, ma ormai sono anni che il mondo dell’informatica utilizza questa tattica FUD (Fear, Uncertainty, Doubt) ovvero Paura, Incertezza e Dubbio; Microsoft è il campione mondiale di FUD! Ognuno ha i titoli che si merita…
Un altro esempio emblematico di questa campagna ridicola è il video pubblicato da Microsoft che lascia intendere che tutte le mail di Gmail vengano lette (da Google ndt) mentre si tratta semplicemente di un motore di ricerca che utilizza le parole chiave per trovare annunci pubblicitari pertinenti.


In questo video, Microsoft propone Office 365 come una “migliore soluzione” dimenticandosi di dire che questa soluzione è concorrente della versione business di Google Apps che, per inciso, non presenta alcuna pubblicità contestuale! Questo ha un solo nome: pubblicità ingannevole.
Perché un’azienda così importante come Microsoft si riduce ad utilizzare dei metodi così miseri e patetici?
La risposta è semplice: paura!
  
Microsoft, un gigante dai piedi d’argilla


Tra il 1990 e il 2010, nell’arco di 20 anni, Microsoft ha dominato l’informatica della generazione PC con due “quasi monopoli”, Office e Windows, e un grande leader nella messaggeria aziendale, Exchange e il suo compagno Sharepoint.
Microsoft è ben cosciente che la nuova informatica incentrata intorno al Cloud, al Saas, alla mobilità, alla varietà di dispositivi di accesso detronizzerà il 100% dei suoi prodotti principali:

  • E’ già il caso di Windows che rappresenta solo il 25% del mercato dei sistemi di sviluppo dei dispositivi di accesso, come mostra il grafico qui sopra.
  • Sta succedendo la stessa cosa a Office, Exchange e Sharepoint, più lentamente, perché riguarda il mercato delle aziende che ci mettono più tempo a implementare soluzioni innovative.
Apple, Facebook Box, Dropbox... sono sempre di più coloro che propongono soluzioni alternative alle offerte di Microsoft.

Ma è sicuramente Google che rappresenta la minaccia più forte e immediata con:

- Android e ChromeOS contro Windows
- Google Apps contro Office, Exchange e Sharepoint

Più del 95% dei guadagni di Microsoft arriva da questi prodotti leader nelle tre divisioni Windows, Office e Server come mostra chiaramente questo grafico. Sono dieci anni che la divisione Internet (Online, con Bing e Outlook.com), perde denaro, le perdite accumulate dal 2005 ammontano a circa 8 miliardi di dollari. (L’anno fiscale di Microsoft si chiude a giugno)



Che i dirigenti di Microsoft siano molto ma molto inquieti a causa di questa dipendenza da prodotti in fin di vita lo si comprende, anche se mantengono una facciata di straordinario ottimismo. 
Che abbiano voglia e bisogno di attaccare Google per difendersi, è un’evidenza e non sarò io a lamentarmi di una guerra tra giganti che potrebbe rappresentare un beneficio per le aziende clienti.
Ma, come in tutte le guerre, il fine non giustifica l’utilizzo di qualsiasi mezzo. Microsoft ha veramente oltrepassato i limiti in queste sue ultime campagne denigratorie a discapito del suo grande concorrente Google.

Cominciare con l’occuparsi dei propri problemi prima di occuparsi degli altri


NSA? PRISM? Queste iniziali vi dicono qualcosa? Da qualche mese, dopo le rivelazioni di Edward Snowden, il mondo intero sembra scoprire che tutti i paesi si stiano spiando tra di loro, sebbene sia una cosa vecchia come il mondo e non è causata da Internet!
Prima di attaccare Google su temi così sensibili come la fiducia e l’accesso ai contenuti, sarebbe meglio che Microsoft tentasse di arrivare all’altezza di Google in merito a questo argomento, ma siamo ancora molto lontani da questo.
Farò due esempi per dimostrarvi questa differenza:

    1 - La NSA intercetta, sulle reti di fibra ottica gli scambi degli utenti dei servizi di messaggistica più diffusi quali Yahoo!mail, Hotmail e Gmail, come ricorda questo articolo di The Standard
I numeri sono impressionanti; in una sola giornata, la NSA ha recuperato le rubriche di:
  • 444 743 utenti di Yahoo mail.
  • 105 068 utenti di Hotmail, di... Microsoft.
  • 33 697 utenti di Gmail, di Google.
Sapendo che le tre piattaforme hanno più o meno lo stesso numero di utenti, come spiegare questa differenza?
E’ molto semplice: Google ha implementato gli scambi in HTTPS da molto tempo e la grande maggioranza degli utilizzatori di Gmail hanno seguito le raccomandazioni di Google.
L’utilizzo di HTTPS è evidentemente obbligatorio per tutti i clienti business delle Google Apps.
Dopo queste recenti rivelazioni Yahoo mail e Hotmail, ribattezzato Outlook.com, hanno annunciato che avrebbero anch’essi implementato HTTPS.


Sempre con un notevole anticipo Google aveva annunciato, a partire da maggio 2013, che tutti i certificati SSL sarebbero passati da 1024 a 2048 bit prima della fine del 2013 ed è ormai una realtà.

    2 - L’EFF, Electronic Frontier Foundation, è un organismo indipendente che si batte per la difesa dei diritti degli utenti su internet; li si può accusare di molte cose tranne di essere grandi fan di Google!
L’EFF ha pubblicato, il 20 novembre 2013, un rapporto su ciò che i grandi attori del Web fanno per cifrare gli scambi internet.
In questa tabella di sintesi, l’EFF ha scelto cinque parametri di sicurezza importanti tra i quali il criptaggio degli scambi tra i centri di calcolo distribuiti dai fornitori e i livelli di HTTPS utilizzati.


Dropbox e Google sono gli unici ad utilizzare i cinque sistemi di sicurezza analizzati. Sempre così “brillante”, Microsoft ottiene solo un buon risultato.
Per essere chiari, per proteggere i dati dei loro clienti, Google e Microsoft non giocano nella stessa serie: Google è in serie A mentre Microsoft è in serie B (i fan del calcio comprenderanno).

Riassunto: un’ammissione di debolezza impressionante


Il cane abbaia, la carovana passa… E’ l’immagine che mi viene in mente quando vedo un’azienda così importante come Microsoft, i cui dispositivi sono utilizzati da più di un miliardo di persone, ridursi ad utilizzare tattiche di così basso livello.
Google ha risposto a quest’ultima campagna con un messaggio terribilmente efficace: “La concorrenza sul mercato dei dispositivi indossabili s’intensifica”.



Tradotto in linguaggio semplice:
  • Microsoft si è ridotta a proporre come innovazione una nuova T-shirt
  • Google, nel frattempo, lavora alle vere innovazioni come i Google Glass

Questi attacchi di Microsoft contro Google non sono solamente miserabili, sono un esempio drammatico della discesa agli inferi che sta vivendo attualmente Microsoft. Come avevo già scritto in un articolo recente spero veramente che il nome del nuovo CEO di Microsoft sarà annunciato a breve e che tra i 5 candidati rimasti venga scelto l’unico che viene dall’esterno, Alan Mulally, CEO di Ford Motors.

Sarà a mio avviso, il solo a poter consolidare Microsoft ed evitare che tutto crolli come potrebbe succedere da un giorno all’altro a questa bellissima roccia.

giovedì 21 novembre 2013

AODocs è tra le prime App del Marketplace di Google



AODocs è una soluzione per la gestione documentale compatibile con OAuth 2.0 security, single sign-on (SSO) e completamente integrata con i servizi Google.

E' con grande entusiasmo che Revevol e AODocs prenderanno parte in questa nuova avventura. Per saperne di più su come acquistare AODocs dal Marketplace di Google cliccate qui

AODocs è inoltre presentato anche nel Developer Blog di Google come una delle grandi apps da cui farsi ispirare. Per leggere l'articolo, cliccare qui.

lunedì 16 settembre 2013

L’acquisizione di Nokia Phone da parte di Microsoft: ahimè, l’avevo anticipato...

Traduzione italiana a cura di Revevol dell'articolo Rachat de Nokia Phone par Microsoft : je l’avais, hélas, anticipé ... di Louis Naugès

Non è mai piacevole annunciare una catastrofe e constatare in seguito che sì è avverata.
Agosto 2011: poco più di due anni fa scrivevo su questo blog un articolo con questo titolo premonitore: “Economia Fiction: Nokia e Microsoft: un complotto machiavellico?”

Mi sono sbagliato di qualche mese annunciando che l’acquisizione di Nokia da parte di Microsoft sarebbe avvenuta alla fine del 2012, abbiamo dovuto attendere la fine dell’estate del 2013...

Una storia molto triste...
Il valore borsistico di Nokia era di 40 miliardi di dollari nel settembre 2010, all’arrivo di Stephen Elop come amministratore delegato. Per chi non lo sapesse, è stato un dirigente di Microsoft.



Settembre 2013: Microsoft annuncia che acquisirà la divisione telefonia di Nokia per 7,2 miliardi di dollari e che Nokia manterrà la sua divisione infrastrutture di rete, NSN, Nokia Solutions & Networks.


Poiché Nokia aveva acquisito, un mese fa (coincidenza, coincidenza??) il 50% di Siemens nella joint-venture NSN per 2,2 miliardi di dollari, la parte di Nokia che resta dopo la vendita dei dispositivi mobili a Microsoft vale 4,4 miliardi. (Adesso la S di NSN significa Soluzioni, invece di Siemens, molto astuto così si evita di dover modificare il marchio).



Il valore globale di Nokia è dunque 7,2 + 4,4 = 11, 6 miliardi di dollari. Sotto la direzione di Stephen Elop, Nokia ha perso il 71% del suo valore; che bella performance!

Nel 2011, quando scrissi il mio articolo precedente, il valore globale di Nokia era ancora di 20 miliardi di dollari. Aspettando due anni, Microsoft ha ottenuto che questo valore si abbassasse ancora del 50% prima di passare all’azione.
Nella sua email ai dipendenti, Steve Ballmer, l’amministratore delegato dimissionario di Microsoft, scrive: 
«This is a smart acquisition for Microsoft, and a good deal for both companies.» (E’ un’acquisizione intelligente per Microsoft e un buon affare per le due aziende)
Non sono sicuro che questo punto di vista sia condiviso dai dipendenti e dagli azionisti di Nokia...

Nel mio articolo del 2011, avevo calcolato che Nokia non valeva più di due Skype. Oggi Nokia è costato a Microsoft meno di Skype, acquistato per più di 8 miliardi di dollari; chi l’avrebbe mai immaginato 3 o 4 anni fa?

Quale avvenire per Windows Phone?



Nel 2012, Nokia vendeva già circa l’80% degli smartphone con il Sistema Operativo di Microsoft, Windows Phone 8. Adesso che Nokia Phone è totalmente integrato in Microsoft, è chiaro che nessun produttore spingerà più Windows Phone. Alla fine del 2014, Microsoft avrà più del 95% del mercato per non dire il 100%.

Qualcuno ha fatto, a torto, il confronto con l’acquisizione di Motorola da parte di Google; Google ha lasciato proseguire Motorola come azienda indipendente e separata da Google, mentre invece Nokia Phone sarà integrata in Microsoft.

Numerosi commentatori hanno trovato positivo il fatto che Windows Phone sia diventato in molti paesi il terzo Sistema Operativo mobile, molto dietro Android e iOS.



Un “grande successo”? No:

  • Questo terzo posto è dovuto principalmente alla marginalizzazione del Blackberry, in stato di morte clinica.
  • In un anno, le vendite di smartphone venduti da Nokia sono diminuite di circa il 60%. Come dimostra questa tabella, al secondo trimestre 2013, le vendite di Symbian e Windows Phone rappresentano insieme il 3,6% del mercato degli smartphone. L’anno prima rappresentavano l’8,5%.

Il mercato diventa più chiaro per i sistemi di sviluppo mobili



E’ un argomento importante, che avevo analizzato qualche mese fa; l’acquisizione di Nokia Phone da parte di Microsoft rende la situazione ancora più chiara.

Restano due grandi fornitori, Apple e Microsoft, che vendono i propri smartphone con i propri Sistemi Operativi (BlackBerry, il terzo della famiglia, sta per scomparire dai radar). Apple è il numero due del mercato e Microsoft il numero tre.
Il leader assoluto, con circa il 70% del mercato, è un attore aperto, Android, che paradossalmente giocherà sul mercato dei dispositivi mobili il ruolo che aveva Windows sui PC tradizionali: centinaia di produttori vendono smartphone Android nel mondo.
Questa acquisizione è un’eccellente notizia per il mio outsider preferito, Firefox OS; i rari produttori, come HTC, che producono ancora degli smartphone Windows probabilmente si convertiranno a Firefox OS.

Chi sarà il numero tre alla fine del 2014? Io scommetto che sarà Firefox OS davanti a Windows Phone.

Quale futuro per Microsoft



Tutti stanno cercando di indovinare il nome del successore di Steve Ballmer al posto di amministratore delegato di Microsoft; i bookmaker per il momento danno per favorito… Stephen Elop, 5 a 1!

Spero vivamente, per il bene di Microsoft, che si sbaglino. Tenuto conto delle sue spettacolari performance come patron di Nokia, non oso immaginare cosa potrebbe succedere se dovesse diventarlo di Microsoft.
Se, ahimè, questo dovesse accadere, ho un solo consiglio da darvi: vendete immediatamente tutte le azioni Microsoft che ancora possedete!

mercoledì 7 agosto 2013

Parte 4: La Rivoluzione Industriale Informatica

Traduzione italiana a cura di Revevol dell'articolo "R2I : la Révolution Industrielle Informatique" di Louis Naugès

I fornitori




La R2I, Rivoluzione Industriale Informatica, come dimostrato negli articoli precedenti, porta vantaggi e valore alle imprese che acquistano IT.

E se noi analizzassimo ora l’altro lato di questa rivoluzione, quello dei fornitori?

Tutti i fornitori colpiti profondamente




Non c’è un solo settore d’offerta di soluzioni informatiche che si salverà dallo Tsunami R2I: postazioni di lavoro, server, reti, software applicativi, system integrator...

Dopo il 2010, la parola Cloud è diventata di moda ed è onnipresente nei messaggi dei fornitori di prodotti informatici. Nei loro discorsi marketing, il Cloud è presentato come l’avvenire del loro business e ci assicurano che hanno la testa tra le “nuvole”.

E se la realtà fosse differente? E se facessero tutto il possibile per tardare l’arrivo di questo Tsunami R2I? E se negassero l’evidenza? La R2I renderà difficili da sostenere i loro modelli economici, e fuori moda una gran parte dei loro prodotti e servizi.




Il Gruppo Gartner ha appena pubblicato le cifre di vendita di PC al terzo trimestre 2012, in ribasso dell’8% in confronto al 2011, e dove per la prima volta Lenovo sorpassa HP come primo costruttore mondiale.




Qualche giorno prima, Meg Witman, quarto CEO di HP in 4 anni, diceva in un’intervista alla televisione americana: “No, il mercato dei PC non è morto!”.

Tre anni fa avevo già cominciato ad affrontare questo argomento nel mio blog, con l’analisi dell’evoluzione del mercato delle postazioni di lavoro, dei server e dei produttori di software. Non devo vergognarmi delle previsioni che feci all’epoca anche se mi sono sbagliato su alcuni punti, non avevo previsto ad esempio il crollo di Nokia.
Non riprenderò dunque in dettaglio questi punti, ma li completerò con informazioni più recenti.

R2I e postazioni di lavoro

Come abbiamo appena visto con i numeri delle vendite dei PC classici, questo mercato è in forte crisi; 8% in ribasso nel terzo trimestre, quello in cui studenti e alunni si riforniscono per l’anno scolastico, non è affatto un buon segno.



Questo grafico mostra a che punto la dominazione del mercato delle soluzioni WinTel (Windows - Intel) è terminata.

Tra il 1997 e il 2007, Microsoft aveva eliminato tutta la concorrenza ad eccezione di Apple con Macintosh che aveva mantenuto circa il 5% del mercato. Dopo questa data la caduta di WinTel è impressionante, avendo iOS e Android preso il posto in crescita.



In questo altro grafico, le cifre d’iDC per il secondo trimestre 2012 danno il 35% del mercato ai PC sul continente americano, il 33% in EMEA (Europe Middle East Africa) e soltanto il 30% in Asia, Pacifico e Giappone.

Dal 95% al 30% del mercato in 5 anni e questo non è che l’inizio!
Oltre ai grandi attori quali Microsoft, Intel, HP, Lenovo... è tutto l’ecosistema WinTel ad essere scosso alla base.
Migliaia di produttori di soluzioni client/server, migliaia di fornitori di periferiche WinTel si convertiranno, molto velocemente, prima della fine del decennio.

R2I e server



Le aziende acquistano meno server... Non è certo una sorpresa per i lettori di questo blog.

Gartner ha appena pubblicato le cifre delle vendite mondiali di server per il secondo trimestre 2012; 5% del valore in ribasso. Dell è il solo dei grandi fornitori a vedere il suo fatturato e la sua quota di mercato progredire.

Le aziende che migrano verso il Cloud:

- Non acquistano più server: è il caso di Revevol
- Virtualizzano i rari server che restano = riduzione del numero di server fisici utilizzati o acquistati

Con grande disappunto dei fornitori storici, le aziende del Cloud pubblico come Google o Facebook costruiscono da sè i propri server. Inoltre ottimizzano l’utilizzo dei loro server e ne acquistano un minimo a prezzi molto bassi.


Vi stupite quindi che i fornitori storici di server promuovano a oltranza i “cloud privati” e alimentino le braci della “Paura della nuvola” affermando che i cloud pubblici sono meno sicuri dei cloud privati?


R2I e produttori di software

Panico a bordo dei produttori tradizionali! Le soluzioni SaaS guadagnano molto velocemente terreno.



Come mostra questo grafico del Gruppo Gartner, le soluzioni SaaS CRM avevano già preso il 30% del share di mercato nel 2010, avendo raggiunto gli storici Siebel-Oracle più SAP.




Gartner prevede anche che il tasso di crescita del mercato SaaS sarà superiore al 50% da qui al 2015.

Qual è attualmente la risposta dei grandi produttori classici? Acquistano, a prezzi alti dei “pure players”  SaaS:
- SuccessFactors, acquistato per 3,4 miliardi di dollari da SAP.
- Taleo, acquistato per 1,9 miliardi di dollari da Oracle.
- Yammer, acquistato per 1 miliardo di dollari da Microsoft.

Questo trend di acquisto non risolve in nessuna maniera il problema di fondo dei produttori storici di ERP integrati e delle soluzioni on premise. Le aziende non acquistano più i loro prodotti e i fornitori sopravvivono solo grazie ai contratti di manutenzione che rappresentano al momento il 70-80% delle loro entrate annuali.


R2I e le società di servizi informatici
L’informatizzazione delle aziende ha permesso la nascita e la crescita di grandi società di servizi.



PAC (Pierre Audoin Conseil) ha appena pubblicato la lista dei 50 più grandi system integrator francesi di cui ho estratto i primi dieci. Molti di loro sono anche leader a livello mondiale. Hanno approfittato dello stato artigianale del mercato dei software e degli ERP per stipulare contratti pluriennali con dozzine o centinaia di persone.




Si stima che ci siano oggi 700.000 ingegneri informatici in India che lavorano alla manutenzione di ERP integrati come SAP o Applicazioni Oracle.

Questa rendita a vita, questi contratti senza fine... quest’epoca d’oro è terminata!

Gli ERP integrati e massicci avevano dato vita a questi giganteschi integratori. Le soluzioni SaaS danno vita a un nuovo genere di società di servizi, che Gartner definisce ILCS, Industrialized Low Cost Services, Società di Servizi Industriali a Basso Costo.


E’ probabilmente nel campo dei servizi che la R2I avrà il maggior impatto; proviamo a capire perché:

- Un software SaaS non può essere modificato: il lavoro di configurazione esiste ma è minimo dieci volte più leggero e più rapido di quello che è richiesto per la parametrizzazione di un software tradizionale.
- Poiché le migrazioni non esistono più, il lavoro ripetitivo, il “Repeat Business” scompare. Una volta che la soluzione SaaS è stata ben configurata, è il produttore che si occupa delle evoluzioni e l’azienda cliente non ha più bisogno di aggiornare l’applicazione ad ogni cambio di versione.

La sostituzione di una soluzione integrata, prodotta da un unico fornitore, con un insieme di SaaS “best of breed” proposta da produttori differenti, crea un nuovo bisogno di aggregazione, sostituto delle vecchie integrazioni. E’ un lavoro nobile, d’ingegno, di forte valore aggiunto ma che viene realizzato solo una volta e rapidamente. I produttori di soluzioni SaaS forniscono tutti i connettori e le API che permettono un dialogo delle loro soluzioni con altri SaaS e con i software pre-esistenti installati nei centri di calcolo privati.


La nobiltà di questi nuovi “mestieri di servizi”, è quello di fare un lavoro rapido, di alta qualità e di poter dire alle aziende clienti: 

“La vostra soluzione è operativa, grazie e arrivederci. Non avrete più bisogno di me su questo progetto. Sarò molto lieto di continuare a collaborare con voi per sviluppare delle soluzioni nuove se ne avrete bisogno”.

R2I = rottura = successo dei nuovi arrivati

Sono sempre gli ultimi arrivati che hanno successo quando si verifica una rottura decisa come quella che si sta verificando con la R2I nel mondo informatico:

- Chi è numero 1 mondiale in SaaS? Salesforce.

- Chi è numero 1 mondiale in IaaS?  Amazon.
- Chi sono i leader mondiali in PaaS? Amazon, Google e Salesforce.
- Chi sono i leader mondiali negli smartphone? Apple iOS e Google Android, due attori che non avevano mai prodotto un solo telefono prima del 2007.



Potrei continuare questa lista a lungo...

Per il momento nessun fornitore storico di informatica è riuscito nella sua mutazione ed è divenuto un attore principale in questo mondo della R2I, nessuno!
Significa che non hanno alcuna possibilità, che hanno i giorni contati?
No, ma è molto, molto difficile per un “fornitore storico” riuscire nella sua trasformazione e restare in auge dopo una rottura tale.

IBM è una delle eccezioni alla regola nel mondo dell’informatica, quest’azienda ha superato momenti molto difficili prima di riuscire nella mutazione.


Attori storici: come restare al passo dopo la R2I

La storia dell’industria ci dà delle indicazioni per rispondere a questa domanda e utilizzerò ancora una volta l’esempio dell’industria automobilistica.



Immaginate per un attimo che Renault, dopo aver lanciato la sua nuova marca Dacia abbia affidato la vendita delle Logan ai commerciali che vendevano Clio o Megane. Cosa succederebbe? 

Vendite che non decollano, commerciali che continueranno a dire ai potenziali clienti Dacia che le Renault sono meglio rifinite, più eleganti, più sicure...
Per gli attori storici di informatica, confrontati con le sfide maggiori della R2I, l’unica soluzione è, a mio avviso, copiare la strategia eccezionale del gruppo VW e di ...





Creare dei marchi concorrenti!


Si tratta di creare una vera concorrenza interna in seno alla squadra:

- un commerciale Skoda vi dirà che la Superb è buona tanto quanto la Passat VW ma molto meno cara.
- un commerciale Seat tenterà di convincervi che la Leon è un’eccellente sportiva, più giovane di una VW.
- un commerciale VW vi proporrà una Golf dicendo che è rifinita bene quanto un’Audi ma più spaziosa.

Grazie a questa strategia di competizione interna, il gruppo VW è sulla buona strada per diventare il primo gruppo automobilistico mondiale; bravo!


Ritorniamo adesso al nostro mondo informatico.

- Credete veramente che un commerciale Microsoft, che ha venduto per 10 anni Office per le postazioni di lavoro Windows, proverà veramente a convincere che una soluzione 100% browser sia oggi la migliore?
- Credete veramente che un commerciale SAP che incassa un grosso assegno quando un cliente acquista migliaia di licenze per la soluzione “in locale” farà grandi sforzi per spingere verso una soluzione SuccessFactors quando ci metterà almeno 5 anni per guadagnare una commissione equivalente?

Fino a che saranno le stesse organizzazioni, le stesse persone con le stesse marche che commercializzano i prodotti storici e le soluzioni “Cloud/SaaS”, queste ultime saranno condannate a restare ai margini.

E’ certamente una delle decisioni strategiche più difficili da prendere soprattutto per le aziende che avevano un gran successo nell’ambito informatico attuale e che fanno fatica a convincersi che la R2I sia veramente... una rivoluzione.
Propongo pertanto a qualcuno dei grandi leader attuali, per aiutarli in questa direzione, qualche nuovo marchio per le loro nuove soluzioni.



Oracle nuovo marchio: Pythie  

(La Pythie di Delfi era la più celebre profetessa dell’antichità)



Windows nuovo marchio: Bullseye 

E’ sia una finestra (Windows) che il centro di un bersaglio



Office nuovo marchio: Anywhere 

Per dimostrare che non si lavora più soltanto in ufficio (Office) ma ovunque, in ogni momento e con qualsiasi dispositivo (anywhere, anytime, any device) con l’aiuto dei dispositivi Cloud/SaaS.

SAP R3 nuovo marchio: SAPaaS

Difficile trovare qualcosa di creativo per sostituire un marchio così poco espressivo come R3!

Non sono che dei primi suggerimenti e sono certo che i lettori di questo blog avranno molte altre idee per questi e altri marchi.


Riassumendo
80 - 90% dei fornitori informatici che hanno avuto successo in un mondo “pre-industriale”, dovranno ripensare velocemente alla loro offerta, ai loro modelli economici se vogliono restare protagonisti dopo la Rivoluzione Industriale Informatica che è già in moto.



Auguro loro di avere molto coraggio e forza di volontà per riuscire in questa mutazione, riprendendo il logo del Museo dell’Informatica in California, dove vi sono molti costruttori, ahimè, scomparsi perché non sono riusciti ad adattarsi al mondo che cambia...


Traduzione italiana a cura di Revevol dell'articolo "R2I : la Révolution Industrielle Informatique" di Louis Naugès


mercoledì 31 luglio 2013

La riorganizzazione di Microsoft: ahimè, non hanno capito nulla...

Traduzione italiana a cura di Revevol dell'articolo La réorganisation de Microsoft : ils n’ont, hélas, rien compris... di Louis Naugès
L’11 luglio 2013 Steve Ballmer, CEO di Microsoft, ha annunciato una profonda riorganizzazione. Questi cambiamenti, in una realtà che è ancora uno dei pesi massimi dell’informatica, possono produrre conseguenze importanti sia per le aziende che per i singoli. E’ normale che ci si ponga delle domande a questo proposito, come ha fatto recentemente Frédéric Charles sul sito ZDnet.fr
Vi consiglio di leggere anche l’analisi, in inglese, fatta da Technology Review.
Per avere informazioni più obiettive possibili su questo argomento, vi consiglio di leggere il comunicato ufficiale di Microsoft che riprende una mail inviata da Steve Ballmer ai suoi 90.000 dipendenti.
One Microsoft
E’ intorno a questo tema, One Microsoft, che è stata creata questa riorganizzazione. Ballmer l’ha detto chiaramente: “One Microsoft, with one strategy and one set of goals” (Un’unica Microsoft, con un’unica strategia e un unico insieme di obiettivi).
Le cinque “Business units” attuali saranno sostituite da quattro gruppi di ingegneria e funzioni trasversali centralizzate.
Questo permetterà a Microsoft di non mettere sotto il naso dei suoi azionisti le impressionanti perdite della sua divisione “online” (motore di ricerca Bing e posta Outlook.com) degli ultimi otto anni.
L’errore più grande commesso da Microsoft è che questo andamento è centrato sul fornitore, Microsoft stessa, e non sui clienti e le loro aspettative.
Come dice molto bene BusinessWeek nella sua analisi: “quest’ultima riorganizzazione funzionerà solamente se il team di Ballmer potrà vendere ai consumatori l’idea di vivere in un “mondo tutto Microsoft”.
Il problema: i clienti, le imprese e il grande pubblico hanno chiaramente dimostrato dai loro acquisti che non hanno più alcuna voglia di vivere in un mondo dove esiste un unico fornitore, qualunque esso sia.
Non avrei osato dare un titolo così forte a questo grafico che mostra a che punto le quote di mercato di Microsoft si siano sbriciolate.
In soli quattro anni, la quota di mercato delle vendite di Microsoft sui dispositivi connessi è passata dal 90% a meno del 25%.
Non è tutto negativo in questa riorganizzazione; tra i lati positivi cito volentieri la convergenza tra le soluzioni per il grande pubblico e quelle professionali Skype di Lync.
Varietà e concorrenza interna, chiave del successo
L’unicità delle soluzioni, l’unicità di fornitori, l’integrazione verticale, questa visione dell’informatica, molto anni ‘90, non ha più alcuna possibilità di riuscire nell’epoca attuale, quella della R2I, la Rivoluzione Industriale Informatica.
Oggi i clienti, tutti i clienti, esigono e ottengono delle soluzioni diverse, da parte di fornitori differenti, inter-operabili che permettono di adattare le postazioni di lavoro, le reti e le applicazioni alle loro aspettative e bisogni, in un mondo dove la libertà di scelta diventa un’esigenza universale.
Microsoft ha capito quello che richiede il mercato? Certo che si!
Microsoft accetta quello che richiede il mercato? Ahimè, no!
Siamo in molti a pensare, come illustrato in questo articolo, che i fornitori storici non siano pronti a rimettersi in gioco quando i cambiamenti fondamentali avvengono nei mercati dove erano ancora inavvicinabili.
Un esempio emblematico, Internet Explorer
Cito ancora una volta Ballmer:
“... il successo delle soluzioni core-business come Windows, Windows Phone, Xbox, Surface, Office 365 e la nostre altre offerte Bing, Skype, Dynamics, Azure e i nostri server”.
In questa lista non c’è una parola sul dispositivo più essenziale dell’informatica moderna, il browser! Come se il mondo si fosse fermato al 2000, quando i Sistemi Operativi, di cui certamente Windows, erano la pietra angolare di tutta l’informatica. Come se internet, il Web, il Cloud non fossero che un fenomeno secondario!
Con IE10 e presto IE11, Microsoft comincerà pertanto ad avere un browser competitivo di fronte ai due leader attuali, Chrome e Firefox.

In questo grafico, la perdita della quota di mercato di IE è chiaramente messa in evidenza: più del 90% nel 2005, prima dell’arrivo di Firefox, al 20% nel luglio 2013. In questo lasso di tempo, Chrome, che non esisteva all’inizio del 2008, ha guadagnato circa il doppio, con il 38%.
Per rendere vani tutti i progressi realizzati da Microsoft sul rispetto degli standard e le performance di Internet Explorer basta la decisione ridicola e drastica del management di non proporre IE su altre piattaforme a parte quella dello stesso editore. Ancora una catastrofe resa inevitabile da questa strategia “One Microsoft”!
Firefox e Chrome sono disponibili su iOS, Android, Windows e Mac OS... Non mi convinceranno mai che i team di sviluppo di Microsoft non siano capaci di assicurare la portabilità di Internet Explorer.

Un’ottima notizia per i concorrenti di Microsoft
Sarò ancora una volta accusato di essere anti-Microsoft anche se non ho mai augurato la morte di nessun fornitore informatico essendo un gran difensore della concorrenza e della pluralità delle offerte.
D’altro canto, questa negazione della realtà e dell’evoluzione della domanda, questa volontà di Microsoft di chiudersi in se stessa sui suoi prodotti e le sue soluzioni è una bellissima notizia per i suoi numerosi e potenti concorrenti che si chiamano Amazon, Apple, Google, Samsung...
L’ultimo dei Mohicani, l’ultimo a credere ancora ai meriti dell’unicità e delle soluzioni integrate, Microsoft dovrà rapidamente:
- Cambiare CEO, cercando un successore di Steve Ballmer all’esterno di Microsoft, poiché i team interni, al momento, sono troppo influenzati da questa strategia del “One Microsoft”.
- Rimettere i clienti, i professionisti e il grande pubblico al centro della propria strategia, accettando sul serio la loro richiesta di varietà.
- Rilanciare una struttura che privilegi delle soluzioni Microsoft aperte ai mondi non Microsoft.
- Promuovere una competizione interna forte tra le famiglie dei prodotti concorrenti.
Avrò allora la possibilità di scrivere un articolo di elogio sulla nuova riorganizzazione di Microsoft...

(Traduzione italiana a cura di Revevol dell'articolo La réorganisation de Microsoft : ils n’ont, hélas, rien compris... di Louis Naugès)

mercoledì 8 maggio 2013

Informatica: la scomparsa degli investimenti!

Tratto dall'articolo "Informatique : la disparition des investissements par les entreprises !" di Louis Naugès




No, non si tratta di annunciare una catastrofe economica che spingerà le aziende a non investire più nell’informatica.

Si tratta al contrario di un’ottima notizia per i manager, i direttori finanziari e gli informatici: la gran parte degli “investimenti” che si trovano in un budget CAPEX passeranno alla spesa corrente (OPEX).
 Questo tsunami finanziario interesserà tutti gli ambiti dell’informatica, sia le infrastrutture sia le applicazioni.

Infrastrutture

Reti, server e postazioni di lavoro, le tre componenti principali di un’infrastruttura informatica sono interessate da questa rivoluzione.

Reti
Già da molto tempo la buona parte delle aziende acquista le reti esterne dagli operatori e sono già OPEX. Questa tendenza si è estesa anche alle reti mobili, diventate il metodo di accesso preferito da tutti gli utenti.
La situazione è diversa per quello che concerne le reti interne, le LAN (Local Area Networks) che funzionano ancora prevalentemente tramite cavi Ethernet, ma il panorama sta cambiando molto velocemente.




Sempre più sovente le aziende si spostano su reti LAN Wi-Fi quando il numero degli utenti non supera il centinaio nello stesso luogo. Queste reti, adesso, possono fornire performance professionali e sostituire così le reti cablate, eliminando tutti gli investimenti in cablaggi e commutatori Ethernet.
Questo è possibile grazie alle soluzioni multiaccesso come quelle proposte da OneAccess.


Per gli ambienti estesi che avranno ancora bisogno delle reti cablate molto veloci saranno ancora necessari degli investimenti, ridotti tuttavia in misura rilevante dall’implementazione degli SDN, Software Defined Networks e in particolare delle soluzioni Open Source nell’ambiente Open Flow.

Server


Per le piccole e medie imprese, la questione non si pone nemmeno più. I loro costi di gestione interna di un parco server composto da una dozzina o un centinaio di macchine diventano proibitivi rispetto al prezzo che possono proporre AWS di Amazon, Azure di Microsoft o GCE (Google Compute Engine).

Gli altri due evidenti vantaggi di un passaggio in OPEX:
- Flessibilità: si pagano solamente le ore di utilizzo
- Potenza variabile: ho sempre accesso alla potenza di cui ho bisogno anche se ho notevoli variazioni di attività.
Per le grandi aziende, questa tendenza verso le soluzioni IaaS (Infrastructure as a Service) sarà più graduale e lenta.


Uno degli esempi più significativi è quello di Netfix, il leader americano del VOD (Video on Demand). Netfix consuma 1 miliardo di ore di calcolo al mese su AWS, corrispondenti al 95% del suo consumo informatico. Questa slide è estratta da una presentazione preparata dal CEO di Netfix e presenta le principali ragioni di questa scelta. Il termine “wait” (attendi) è presente molte volte!

Postazioni di lavoro
Oggi rappresentano la spesa maggiore del budget informatico delle grandi aziende. Il TCO, Total Cost of Ownership, dei PC Windows, i più diffusi nelle postazioni di lavoro aziendali, è valutato dal gruppo Gartner sui 3.500 $ all’anno.
Tre grandi evoluzioni cambieranno il dato e ridurranno fortemente gli investimenti delle aziende per le loro postazioni di lavoro:


- Il predominio dei dispositivi mobili: tablet, smartphone, PC mobili rappresentano più dell’80% dei dispositivi d’accesso venduti nel 2012. La maggior parte degli smartphone sono già in vendita con un contratto mensile che copre il costo del dispositivo e il costo della rete. 
- Sempre più spesso, le aziende aderiscono al programma BYOD (Bring Your Own Device) e BYON (Bring Your Own Network). L’investimento è a carico del collaboratore ma l’azienda gli riconosce una somma mensile: si passa da un budget CAPEX ad uno OPEX. 


- Altro esempio: Google ha lanciato un programma di “noleggio” Chromebook, che copre, per una somma variabile di 20/30$ al mese, tutti i costi per un periodo di 3 anni con un rinnovo del materiale alla fine del periodo.
Questa tendenza sarà imitata molto rapidamente da un gran numero di fornitori.

Utilizzi

Nell’ambito degli utilizzi, le cose sono molto più semplici: le soluzioni SaaS, Software as a Service, s’impongono per tutti i processi trasversali e le applicazioni di comunicazione e di collaborazione, “social”.
Uno studio recente, realizzato dallo studio americano Saugatuck, mostra che nel 2016 meno del 15% delle applicazioni sarà implementato localmente in modo tradizionale.


E... il 100% delle applicazioni SaaS sono fatturate in funzione del tempo, del numero degli utilizzatori o del livello di risorse consumate; sono quindi nel 100% dei casi delle spese OPEX!
Ci vorranno ancora molti anni, troppi, perché le grandi organizzazioni possano liberarsi dei loro software integrati e altri ERP, ma il budget CAPEX assegnato si ridurrà progressivamente.

I fornitori investono… i clienti utilizzano

Non è perché le imprese smettono di investire in infrastrutture e utilizzi che questi investimenti scompariranno! Saranno presi in carico da... fornitori di soluzioni Cloud d’infrastrutture IaaS o applicazioni SaaS.


Accenture ha calcolato l’ammontare degli investimenti realizzati tra il 2009 e il 2012 da aziende come Amazon, Apple, Google o Microsoft; queste cifre non hanno bisogno di commenti...


Questo altro grafico mostra che l’ammontare degli investimenti trimestrali realizzati da Google è raddoppiato in un anno passando da 600 milioni a 1200 milioni di dollari.
Non si tratta di soluzioni “low cost” nel senso peggiorativo del termine: si tratta al contrario di soluzioni “d’alta qualità” il cui prezzo di vendita si abbasserà sempre più. Questo grazie all’aiuto di fornitori industriali che sono in grado di ridurne fortemente il costo di produzione, favorendo i loro clienti sfruttando le regole dell’economia di scala.

La sfida specifica degli enti pubblici

Questa tendenza del CAPEX verso l’OPEX è ben accettata dalle aziende private; è più difficile da gestire nella Pubblica Amministrazione.
Perché? I budget d’investimento e di funzionamento sono separati da compartimenti stagni e molto spesso basati su fondi molto diversi.


Ho dovuto spesso affrontare questo problema nei progetti Cloud Computing per gli organismi pubblici che sono spesso obbligati a trovare delle astuzie finanziarie che permettano di capitalizzare le spese di funzionamento di tipo SaaS!
Per rispondere a questo problema, la strada percorsa dal governo britannico è molto intelligente; ha creato G-Cloud, un marketplace SaaS dove tutte le soluzioni, pre-approvate, possono essere messe in opera immediatamente senza aver bisogno di passare dalle procedure classiche di gare pubbliche.

Tendenze

Questo movimento di fondo, da un’informatica CAPEX verso un’informatica OPEX, non si compirà in pochi mesi!
Come succede da una dozzina di anni:
il grande pubblico mostra la via; è da molto tempo che nessuno gestisce i propri server localmente e si può constatare una tendenza molto rapida verso l’archivio “Cloud” con Box, Dropbox, iCloud o GDrive.


- Le piccole e medie aziende prendono rapidamente il testimone. Hanno maggiore flessibilità per cambiare le loro soluzioni informatiche esistenti.
- Le grandi organizzazioni impiegano più tempo per migrare alle soluzioni OPEX; è più difficile per loro liberarsi dai loro investimenti “legacy” in infrastrutture e applicazioni.


Affidare a grandi fornitori industriali la responsabilità degli investimenti in infrastrutture e utilizzi informatici; acquistare da loro le sole risorse di cui si ha bisogno quando se ne ha bisogno con la certezza di non dover mai investire sulle risorse che si è sicuri di non poter mai ottimizzare...

Questo “nirvana” informatico è a vostra portata; sarebbe davvero un peccato non approfittarne!